A ispirare la tematica del carro trionfale 2020 è l’evangelista Luca (Lc 19, 1-10).
Gesù, diretto a Gerusalemme, giunge a Gerico e, appena si diffonde la voce del suo arrivo, la folla gli si accalca intorno. Un uomo riccamente vestito cerca di farsi largo per vederlo, ma invano: la gente è tanta e lui è troppo basso di statura. E allora corre avanti, si arrampica su un sicomoro e aspetta che passi di lì. Arrivato ai piedi dell’albero Gesù alza lo sguardo su di lui e gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Chi era Zaccheo? Era il capo dei pubblicani, vale a dire il capo di coloro che riscuotevano le tasse per conto dei Romani, ma essi ne approfittavano per defraudare i propri concittadini; perciò, erano considerati ladri, traditori, falsi, immorali. E Zaccheo, essendo proprio il capo di essi, era il più odiato. Eppure la curiosità di Zaccheo per Gesù è troppo forte.
Quell’arrampicarsi sull’albero di sicomoro però è il primo movimento della sua anima che sta cambiando, perché in lui, benché soffocato nel fondo dell’anima, c’era qualcosa di buono, invisibile agli altri ma non a Gesù. «Scendi subito!», si sente dire. Cioè: “scendi da quell’altezza fittizia che ti sei creata, perché ciò ti ha reso un uomo solo” e la solitudine non può essere riempita da ricchezze materiali, ma soltanto dall’amore. L’amore è dare, non prendere. E nemmeno dare per avere, un mercanteggiare, ma dare e basta. Proprio questo tipo di amore alla fine inonda Zaccheo, tanto che, accolto Gesù in casa sua, dichiara di voler fare a meno del danaro accumulato frodando gli altri e di restituirlo quadruplicato: da quel momento la casa di Zaccheo, dunque, diventò dimora di Dio, una cattedrale!
Ebbene è proprio questo aspetto che unisce al brano evangelico la seconda parte del tema del carro della Bruna 2020: la casa di Dio tra le case della città. In effetti, la Chiesa madre di Matera, proprio perché considerata dai materani Casa propria, da 750 anni ad oggi è stata oggetto delle loro attenzioni, come e più delle singole case, con interventi eseguiti, sia all’esterno che soprattutto all’interno, seguendo gli stili e i gusti susseguitisi nei secoli. Alcuni di tali interventi si sono felicemente armonizzati, altri, invece, hanno del tutto cancellato l’originario splendore che la caratterizzava nel 1270 quando le sue pareti interne erano tutte affrescate. Purtroppo di tanta bellezza ci resta solo il dipinto della Bruna e, di fronte ad esso nella navata opposta, quello del giudizio universale. Ma a indurre i nostri padri ad operare cambiamenti così invasivi non è stato un capriccio, bensì il desiderio di rendere la loro Casa madre sempre più bella seguendo il gusto estetico del loro momento storico; di conseguenza, tutto ciò è, piuttosto, lodevole segno d’affezione per la nostra basilica cattedrale.
Franco Moliterni