Il volto antichissimo di Matera appare il 2 luglio con la festa della Bruna, quando cristianesimo e paganesimo si fondono per esaltare la madre sublimata, raffigurata nella Madonna della Bruna. La sera di quel giorno un corteo, reso affascinante dalla scorta di cavalieri in costume di epoca indefinita, accompagna l’immagine della Madre divina, dalla periferia della città fino al duomo, portandola in trionfo su un maestoso carro di cartapesta allestito in ricco stile barocco.
Giunto sulla piazza antistante, allo squillo del trombettiere dei Cavalieri della Bruna e recando ancora su di sé la sacra effigie, il carro compie tre giri, “vincolando” la Vergine a protezione della città. Un rito che esprime quasi un’agonia che prelude alla morte, poiché, depositata la Madonna in cattedrale, il manufatto di cartapesta ripercorre a ritroso parte del tragitto fino alla piazza principale della città, dove l’attende una marea di gente per assaltarlo e “spolparlo” fino all’ossatura di legno e portarne con sé i pezzi: reliquia che diventa il segno di una promessa di rinascita e il simbolo della forza rigeneratrice creata col sacrificio del “capro espiatorio”, smembrato e “mangiato” ogni 2 luglio. Ma su quella stessa ossatura l’anno successivo riapparirà un nuovo carro più bello e più sontuoso dei precedenti per ricordare che l’esistenza rinasce dal disfacimento, ripetendo il perenne ciclo nascita-morte-rinascita.
Associazione Maria SS.ma della Bruna
(Testo di Franco Moliterni)